Quali sono i parametri da considerare per capire se la nostra rete di backlink è effettivamente un fattore positivo nel posizionare il sito dell’azienda tra i risultati di ricerca o meno?
Potremmo sostanzialmente dividere il tutto in due macrocategorie: quantità e qualità, entrambe importanti.
Occorre avere un buon volume di backlink in ingresso sul sito perché il posizionamento ne benefici, e – allo stesso tempo – occorre che la qualità di questi link tenda verso l’alto. Se è semplice capire che più la rete di link è ampia e maggiori potrebbero essere i benefici, cerchiamo di fissare l’attenzione su che cosa significa la categoria della qualità. Quando un link è di qualità, e secondo chi, secondo quali parametri?
La particolarità dell’indice di ricerca di Google e dell’algoritmo che lo governa è quella di utilizzare criteri dai meccanismi segreti, di fatto, ma con una logica assolutamente chiara: i backlink di qualità sono quelli che arrivano da siti già ben “quotati” all’interno dell’indice di Google. Per intendersi, un link in ingresso da un sito che, come posizione media nelle ricerche, sta spesso in prima pagina dei risultati “pesa” qualitativamente molto di più di uno in arrivo da un sito che viaggia nelle pagine successive. E questo è ovviamente un meccanismo ricorsivo, che vale per tutti: le relazioni migliori sono quelle con le realtà migliori.
Ma cosa succede se, analizzando (e tra poco vedremo come) i backlink del nostro sito scopriamo che alcuni backlink sono di scarsa qualità agli occhi del motore di ricerca? Esattamente con la stessa logica per cui se un sito di valore ospita un link al nostro trasferisce parte di quel valore agli occhi di Google anche su di noi, alzando la nostra reputazione e quindi le nostre possibilità di comparire più in alto nei risultati di ricerca, allo stesso modo accade il contrario: i link da parte di siti con scarsa reputazione portano in dote un peggioramento della nostra stessa reputazione.
Quali sono dunque le azioni che possiamo intraprendere in ottica di gestione dei backlink verso il sito web della nostra attività per farne effettivamente un fattore di posizionamento e dare un impulso al web marketing aziendale?
Sono tre:
1. Analizzare i backlink esistenti sul sito
Il primo passo di consapevolezza è quello di fotografare la situazione in essere, per meglio comprendere in seguito quali cambiamenti avvengono e se sono in positivo o in negativo. Importantissima quindi è la fase dell’analisi, che parte con una ricognizione dei backlink esistenti: quanti sono, quali sono, che caratteristiche hanno.
Per questo, se non ci affidiamo a dei professionisti, possiamo utilizzare una serie di strumenti disponibili online, dai profili di costo diversi tra loro, ma tutti ugualmente affidabili. Neil Patel spiega in questo articolo come condurre una audit dei backlink in modo corretto, mentre per quel che riguarda gli strumenti, i più affidabili sono:
Quale deve essere lo scopo di questa analisi preliminare?
L’analisi serve a capire il volume complessivo dei backlink che portano verso il vostro sito, quanti sono i domini che vi collegano (avete tantissimi link da pochi domini o qualche link da molti domini?), e qual è il livello di qualità di questi siti che puntano al vostro. Serve a costruire una mappatura.
2. Monitorare i backlink nel tempo
Una volta fatta la fotografia iniziale, e determinato così il livello da cui si parte quando si comincia a lavorare sulla SEO, è importante mantenere il tracciamento attivo nel corso del tempo.
Il salto di qualità nel lavoro sulla SEO si fa nel momento in cui abbiamo la consapevolezza costante del posto che occupiamo – agli occhi del motore di ricerca – in relazione al contesto in cui operiamo: conoscere i rapporti di forza con la concorrenza, ad esempio, è fondamentale.
Sugli stessi concetti di ricerca, sulle stesse espressioni utilizzate dalle persone, in che posizione siamo, e in che posizione si trovano le aziende che operano nel nostro stesso ambito e mercato? Avere un quadro costante di questi equilibri facilita le azioni da intraprendere per poter arrivare a sopravanzare chi fa il nostro stesso business.
Per questo è fondamentale attivare dei monitoraggi che abbiano una continuità nei giorni: un’attività dispendiosa in termini di tempo ma che rappresenta la costruzione di un lavoro di mappatura e coordinamento delle azioni SEO e di web marketing in grado di assicurare grandi risultati sul medio-lungo periodo.
3. Costruire backlink di valore: il linkbuilding
L’ultimo passaggio, in termini di backlink, e se vogliamo il più proattivo, è quello della costruzione di link di valore, andando a definire in sequenza alcuni passaggi:
- quali sono gli stakeholder informativi del settore in cui operiamo dal punto di vista commerciale
- quali sono i link di valore che i concorrenti in questo momento hanno e guadagnano nel tempo
- come guadagnare questi link di valore intessendo rapporti e costruendo relazioni
Cominciamo dall’inizio, dagli stakeholder informativi del nostro settore commerciale.
Chi sono, dove guardare?
In generale, si tratta di tutti quei siti, portali o newsletter informative che riconosciamo come fonti informative privilegiate del nostro pubblico ideale: dove si informa il nostro cliente tipo, che riviste o siti legge, di quali esperti tende a fidarsi, a quali gruppi di discussione partecipa? Ecco, queste sono le fonti di link a cui dobbiamo aspirare: lavoriamo così su una credibilità che altri hanno già acquisito e che possiamo recuperare alla nostra causa. In che modo? Di fatto sempre grazie allo stesso strumento di cui abbiamo già diffusamente parlato: i contenuti.
È creando contenuti di interesse per chi normalmente informa il nostro pubblico che potremo sperare di ottenere, a partire da queste fonti, dei link che puntino al nostro sito.
Ciò che noi facciamo, ovviamente, possono farlo anche i concorrenti. Per questo è importante allargare il monitoraggio che costantemente applichiamo a noi stessi, alla salute della nostra dependance sul web, anche ai concorrenti.
In questo modo possiamo sapere da quali siti essi stessi guadagnano credibilità e traffico, da quali risorse sono collegati, analizzare il perché lo sono, grazie a quali contenuti, e con quale livello di approfondimento.
In questo modo, e solo in questo modo, avremo una roadmap già scritta su quel che dobbiamo o possiamo fare: potremmo capire ad esempio che un certo tema è garanzia di successo, o che il livello di dettaglio richiesto nell’affrontarlo è uno in particolare, oppure ancora che è necessario per noi investire in una certa direzione per stare al passo con ciò che il mercato in cui operiamo normalmente propone.
Una volta scoperto tutto questo, una volta realizzato il contenuto o l’azione per cui l’analisi ci dice che potremmo risultare interessanti per un sito di valore agli occhi dei nostri clienti, si tratta di costruire il link, letteralmente. “Linkbuilding” significa questo. Ma costruire un link significa, prima di tutto, costruire una relazione. E, anche qui, nessuna nuova, buona nuova. Si tratta di una competenza che non ha nulla di magico: certo si può essere più o meno portati alla relazione, ma è una competenza che tutti quanti – in quanto animali sociali – abbiamo e possiamo mettere in campo.
Si tratta di contattare chi vogliamo che colleghi il proprio sito al nostro, di spiegare le nostre ragioni, la bontà del nostro lavoro, di segnalare come potrebbe essere utile per la community che gestisce e alimenta costantemente con contenuti interessanti. Si tratta di sottolineare il punto di vista nuovo che possiamo offrire al nostro mercato.